Due giorni fa ho ricevuto un regalo bellissimo! 
E' arrivato per posta, cioè l'ho trovato nella cassetta: un misto tra antico (le poste) e moderno (era un cd).
E quando ho guardato il contenuto ho fatto un tuffo indietro all'estate appena trascorsa, ed al viaggio meraviglioso che ho fatto dentro di me, assieme ad amici preziosi.
Improvvisamente è stato l'11 agosto, quando la mia giornata è iniziata con una cerimonia induista (arati), cantando delle bellissime preghiere a Dio, e portando con se molta commozione. (ehi io sono la regina delle lacrime! )
e comprendere, ancora una volta, quanta bellezza c'è nella semplicità e nell'amore.
In quei giorni ho permesso a me stessa di lasciarmi permeare da tutta quella Luce, quella Forza e quell'Amore che arrivavano da quel luogo magico e di potere.
Il pensiero quotidiano era "Grazie mio Dio per avermi condotta qui! Sono in cammino per la pace, la gioia, l'amore e la felicità. Lascio andare le barriere e gli ostacoli, e mi apro a Te!"
E' stato bello ritrovare tra le foto rubate, le emozioni che ho vissuto, e ricordarmi ancora una volta che tutto inizia da me!
Le persone sono belle!
Le persone sono belle e non lo sanno!
La bellezza delle persone è inversamente proporzionale alla loro consapevolezza!
E’ per questo motivo che in giro c’è un sacco di gente triste, depressa, arrabbiata e confusa.
Ma c’è una soluzione a tutto questo! 
Esiste la figura del coach: ti fa da specchio, e ti permette di ritrovare la tua bellezza. 
Come coach non aggiungo nulla a ciò che già esiste, solo che dall’esterno ho un punto di vista privilegiato che mi permette di riconoscere cosa si nasconde nelle pieghe dell’anima di chi ha smarrito la sua propria essenza.
C’è un breve filmato che mi piace sempre mostrare quando spiego il mio lavoro. E’ tratto da “Hook – Capitan Uncino”. È il momento in cui Peter Pan, che ha dimenticato chi è realmente, incontra i bimbi sperduti, guarda qui …
http://www.youtube.com/watch?v=XCYNWouuR3k
Be’ io penso di essere come quel piccolo bimbo di colore, che vede aldilà delle rughe che gli anni, le abitudini, le consuetudini, gli obblighi sociali, le sovrastrutture e le paure, ci hanno stampato addosso, cambiandoci i connotati, e non solo quelli fisici, ma soprattutto quelli dell’anima, offuscando la nostra vera essenza.
E questo vale anche per me! Anch’io quando mi trovo in empasse rispetto ad una decisione da prendere, o rispetto un obiettivo da raggiungere, mi rivolgo ad un coach. Sono fortunata, posso scegliere tra i migliori!   
Già perché il coach non è che ha sempre tutte le risposte, in particolare quando si tratta di se stessi.
Ma la cosa bella è che so dove andare a cercare le risposte …. O meglio so dove andare a farmi fare le domande giuste, in modo che io possa trovare le mie risposte!
Già, perché un buon coach non da risposte, ricette, soluzioni, ma ti fa le domande giuste per estrapolare le tue risposte, con la consapevolezza e la credenza profonda che sono già dentro di te, oltre lo specchio che non sai guardare.
E’ per questo motivo che qualche giorno fa, durante una sessione di coaching, con una bella persona (e quella persona sa di cosa sto parlando) è arrivata questa domanda: e tu cosa porti in dote?
E come sempre, tornata a casa, l’ho chiesto a me stessa, ed ho iniziato a fare una lista.

Siamo sempre così concentrati a vedere le cose che non vanno, a vedere le carenze (è un paradosso eh?), a
cercare quello che manca, invece di concentrarci su quello che abbiamo, sulla nostra abbondanza.
E nel seguire quello che non c’è, invidiando l’erba del vicino, ci dimentichiamo di annaffiare e curare il nostro giardino!
E poi vogliamo, spesso pretendiamo, che chi vive con noi, chi lavora con noi, sia sempre al top: il migliore amante, il migliore genitore, il migliore figlio, il migliore amico, il migliore collega, socio, capo, dipendente.
Ed allora ecco un buon esercizio per oggi: "Tu cosa porti in dote?"
Sto viaggiando in macchina. Piove, non è una novità in queste settimane.
Penso, rifletto, riavvolgo il nastro degli eventi più recenti e “ripasso la lezione”: scopro, o riscopro cosa ho imparato o posso ancora imparare da quello che mi accade.
Guidare, soprattutto in strade d campagna, libere, silenziose, di prima mattina, mi permette di liberare i pensieri.
Ecco, sono in uno stato di trance, ma con un occhio attento alla strada, mi raccomando eh!
Sto andando da Stefania. Stefania è stata la mia compagna di scuola, poi è diventata la mia commercialista, ed ora è una mia cliente.
Nel frattempo io sono diventata una sua cliente, e la “zia” dei suoi bambini.
E soprattutto siamo e saremo sempre delle ottime amiche!
Sono una donna fortunata: ho legami affettivi ed amicali molto forti, che per lo più affondano le radici in un passato remoto, con qualche new entry più recente, e non meno importante.
Ma poche relazioni sono così intrecciate come questa con Stefania.
Penso che se fossimo uomo e donna avremmo potuto anche fidanzarci! 
Mi è capitato, nel mio lavoro di Coach, di assistere al guastarsi di relazioni amicali a causa dell’introduzione di un nuovo elemento, come ad esempio diventare soci in affari, o divenire uno datore di lavoro dell’altro, come se introdurre il denaro nella relazione divenisse una sorta di “terzo incomodo” che rovina tutto.
Ammetto che è capitato anche a me direttamente, e mi ha fatto molto, ma molto, ma moltissimo male. 
Come ogni relazione va alimentata nel tempo e difesa da nuove “insidie” esterne. Una mia credenza profonda è che non è il denaro a causare questo scossone, ma il ruolo che ognuno di noi è disposto a giocare.
Mi spiego meglio: si tratta di priorità. Se anche tu stai vivendo una situazione analoga è utile farsi qualche domanda tipo:
- Cosa è realmente importante?
- Cosa voglio preservare come primo valore?
- A cosa voglio dare spazio?
- Quando saltiamo a bordo di una nuova avventura dovremmo sempre chiederci: qual è la meta?
- Quali sono i rischi?
- E, soprattutto, sono disposto a correre gli eventuali rischi?
Spesso, in nome dell’amicizia, si danno per scontate un sacco di cose, pensando, ingenuamente, che tutto si possa superare o ci si possa passar sopra! …. Sì, ma se ti passa sopra un TIR … l’è dura!!!!! 
In questa dicotomia amicizia-business spesso a farne le spese sono le relazioni, ed alla fine anche il business …
È importante capire quali sono i propri valori e confrontarli con quelli dell’altro, e capire cosa sei disposto a negoziare e cosa no. Essere sinceri con l’altro, e prima di tutto con se stessi.
Essere onesti significa ammettere cosa vogliamo ottenere (anche dall’altro) o capire qual è il nostro obiettivo e condividere la Vision con il nostro partner professionale.
Quando mi occupo di Business Coaching, lavorando in piccole realtà, invito sempre i soci/collaboratori ad individuare e definire VALORI, VISION, OBIETTIVI e soprattutto REGOLE.
Ho sperimentato che la maggior parte dei conflitti nasce da un’incomprensione o mancata codifica di regole, più che un contrasto di valori.
Ciascuno di noi ritiene importanti valori come Libertà, Autonomia, Gratificazione, Realizzazione. E le regole? Raggiungere e vivere il nostro obiettivo calpestando i valori di altri non credo sia la strada migliore.
Un’altra cosa penso che sia importante per far funzionare bene il tandem: mantenere la parola data, facendo fede alle promesse ed impegni.
Mio nonno, che faceva il mediatore, mi raccontava che bastava battere tre volte con l’anello sul tavolo per confermare un contratto. Ora non è più sufficiente, sono d’accordo, la società è più complessa del secolo scorso, ma non dovrebbe neppure essere necessario ricorre a kili di carta bollata ed avvocati, eh? 
Insomma, smettiamola con quelli che chiamo “ricatti morali”, giochiamo a carte scoperte, è più facile e ci permette di fare centro, nell’ottica di “vincere-vincere”.
E torno all’inizio, e penso che sia sempre un tema di PRIORITA’: cosa metto prima?
Quando non posso salvare capra e cavoli, cosa scelgo?
Io ho deciso: scelgo la relazione, attraverso la quale posso esprimere me stessa, i miei valori e creare meraviglie ed aiutare l’amico a fare altrettanto.
E se non è più possibile, scelgo la mia integrità, il business troverà altre strade.
Alla prossima!
Buona vita!
Carla
Camminare fa bene: riattiva la circolazione e rinnova le idee.
Camminare con l’ombrello sotto la pioggia suggerisce pensieri magari più malinconici.
Pensavo a Maria Rosa, la mamma della mia amica Laura, che qualche giorno fa se n’è andata, e, come Jannacci e Califano, ha cambiato indirizzo.
Una delle sue bambine (tre puffi angelici e birichini) ha fatto sorridere tutti esclamando “la sorpresa più bella nell’uovo di Pasqua l’ha avuta il nonno: ci ha trovato la nonna!”. 
I bambini sono fantastici, e ti sorprendono con affermazioni dirette ed immediate, senza filtri e condizionamenti.
E capisci che la morte può essere davvero solo un cambio di stato, e non la fine di tutto.

E così il pensiero si è allargato a tutte le mamme che conosco, ed in particolar modo alla mia, che è un fiore d’acciaio, da cui traggo esempio e sostegno in ogni momento della vita, che è esempio d’integrità e valori profondi, che mi ha insegnato a diventare quella che sono, e da cui ho imparato a non arrendermi, e che dopo un temporale arriva sempre un arcobaleno a colorare il cielo.
La mamma è come una scatola magica, dove stai nascosto per nove mesi, pensando ed architettando il tuo futuro, ed una volta fuori, si trasforma in un nascondiglio accogliente e morbido nel quale andare a ripararsi quando hai bisogno di coccole ed abbracci.
È la prima persona che t’insegna che comunicare è importante, e che siamo tutti collegati: il nostro ombelico è il segno che questo è avvenuto ininterrottamente prima ancora che noi ne fossimo consapevoli.
Non sempre le relazioni sono limpide e genuine. Spesso diventano feroci o inesistenti.
Soprattutto tra madre e figlia: la mamma ha la tentazione di proiettare sulla figlia femmina se stessa, le proprie passioni, e le sue volontà di riscatto; e la figlia fa di tutto per non assomigliare a sua madre! Molto spesso fino a quando non diventa madre pure lei!
Mi chiedo come avrà fatto Eva, da sola, senza la sua mamma .... infatti i suoi figli non hanno fatto davvero una bella fine, eh? 
E così ho ricordato, in una girandola d’immagini, tutte le mie amiche mamme:
- chi lo è diventata da giovane, o chi un attimo prima che fosse troppo tardi,
- chi lo ha cercato e desiderato per tanto tempo, e poi sono arrivati in tre contemporaneamente,
- chi invece lo è diventata quasi senza sapere come, inconsapevolmente,
- chi una volta soltanto, e chi tante volte,
- chi lo è diventata da sola, ed ha lottato tanto per crescere quel bambino che nasceva comunque un atto d’amore,
- chi ha un figlio molto speciale, e fa fatica in questa società a farlo crescere, ed ha la consapevolezza che in fondo ogni bambino è speciale ed unico a modo suo.
Oppure nessuna, come me, che manifesto comunque la mia maternità in mille altri modi, soprattutto con i morbidi abbracci di cui sono capace, perché non è necessario partorire per essere madre.
Ed anche ai papà, che ci permettono di diventare mamme. Grazie!
Non aspettare che sia la sua festa, il compleanno o l’onomastico.
Fai come me! Se puoi chiama subito la tua mamma e dille che le vuoi bene, e, se non è svenuta, corri a darle un bacio.
Se non sviene neppure questa volta, potrebbe essere che pianga di commozione …. Fantastico!!!!! Vuol dire che si sente al sicuro con te, e può essere vulnerabile. Allora abbracciala e se vuoi, commuoviti anche tu!
Se invece non puoi, collegati ora col pensiero e senti cosa ti dice. Può raccontarti ancora un sacco di cose, e passarti ancora qualche istruzione dal libretto di guida della vita, che abbiamo dimenticato nella sua pancia.
Fammi sapere com’è andata, condividendolo qui sul blog.
Intanto io vado a sbaciucchiarmi la mia!   
Grazie a tutte le mamme, e grazie a Maria Rosa che ha ispirato quest’articolo.
Mi piace ricordarti con l’ombretto azzurro sotto gli occhiali spessi, ed il rossetto acceso sulle labbra sorridenti. Ciao Maria Rosa, veglia su di noi!
E grazie Laura per averla condivisa con me!
Buona vita.
Carla
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